mercoledì 22 maggio 2013

OSPITALITA ARABA

TRADIZIONE ARABA SULLA CUCINA



"Il cibo di due è sufficiente per tre e il cibo di tre è sufficiente per quattro" Questo detto del Profeta Muhammad riassume bene l'ospitalità tipica degli arabi: offrire tè, caffè o cibo è parte integrante del loro modo di vita, per questo motivo il cibo è sempre preparato in quantità generosa.

L'abitudine famigliare, nella maggior parte dei casi, è quella di mangiare tutti intorno ad una tavola rotonda, attingendo da un unico piatto, senza posate, usando il pane per aiutarsi a prendere i bocconi. Fondamentale è lavarsi le mani prima del pasto e, per le famiglie musulmane, pronunciare prima di mangiare la "Basmala", per sacralizzare il cibo.

La tradizione araba vieta l’uso della carne di maiale e per le altri carni l’obbligo della macellazione  islamica (sharì’a che sarebbe la legge islamica o la legge che regola la società nel mondo musulmano incluso quello arabo). E’ una cucina ricca di erbe, spezie e sughi, ed è molto variegata. Ogni regione(cioè dal Nord Africa fino al medio Oriente)

 presenta piatti tipici,  ma nei ristoranti troviamo i piatti più famosi, con poca distinzione regionale.

Nella tradizione non è consentito bere vino, ma sulle tavole è sempre presente il tè, il tè alla menta è una delle più diffuse bevande arabe ed il caffè

giovedì 16 maggio 2013

SFOGLIATINE AL FORMAGGIO

Rqaqat jibneh


Rqaqat Jibneh o sfogliatine al formaggio, ottime sia come antipasto, sia come secondo piatto se volete preparare un pranzo sostanzioso ma non troppo ricco.
La Ricetta del Rqaqat jibneh Arabo, si presenta come una preparazione molto diffusa ed apprezzata del territorio arabo, sia per i suoi profumi che per gli intesi sapori
Ingredienti:

  1. Mezzo chilo di formaggio fresco.
  2. 50 gr di burro.
  3. mezzo chilo di pasta sfoglia.
  4. menta secca in polvere.
  5.  Prezzemolo.
  6. Sale.
  7. Pepe.
Preparazione:

Si trita il formaggio e si mescola alla menta ed al prezzemolo tritati, a parte si prende la pasta sfoglia e la si taglia a strisce di larghezza di circa 10 cm, su ogni striscia si adagia una parte di crema al formaggio donandogli una forma allungata si chiude il tutto, si spennella con il burro fuso e si cuoce in formo a 170°per una ventina di minuti; una volta pronti si mettono in un piatto da portata e si decorano con foglie di prezzemolo e menta.

martedì 14 maggio 2013

INFLUENZA ARABA NELLA CUCINA SICILIANA




Una grande fortuna giunse in Sicilia sotto gli arabi. Fecero della sua capitale, Palermo, l’epicentro della cultura richiamando a se uomini di vasta cultura che la arricchirono di grandissimi monumenti di cui ancora mostra vestigia.
Gli scambi commerciali, con l’avvento dell’islam fecero giungere molti prodotti dell’agricoltura e dell’industria.
Il riso non attechì come coltura, ma lasciò segno di sé in enogastronomia, le arancine ne sono un simbolo. Le arance fanno ingresso come piante aromatiche , infatti abbonda il loro uso come frutta candita e pianta ornamentale, elementi che rintracciamo nelle decorazioni della pasticceria. Storta e alambicco, di origine araba, si distillava anche la vinaccia per ottenere la grappa, che non veniva utilizzata come bevanda corroborante ma per alimentare lampade e disinfettare ferite. Si può  ipotizzare che fosse già in uso aromatizzare lo spirito con l’anice nei territori ove l’influenza mussulmana fosse più diffusa. 
Per esempio ” l’anis”  spagnolo, il “raki” di tutto il vicino oriente, “ l’ouzo ” greco a l’anice di Sicilia. Anche i “ratafia” infusione di bucce e polpa di agrumi in spirito di vinacce. Già a quel tempo la gastronomia occupa una importante parte della letteratura Araba. Lo stesso familiare di Saladino, scrisse un vero e proprio trattato di cucina il “Wusla-ila-al-habib”. Altre tracce si trovano nelle norme che diedero vita alla regola sanitaria della scuola salernitana, vera e propria summa delle esperienze occidentali e orientali. Trionfano lo zafferano , i chiodi di garofano, la cannella, il muschio e la canfora. Si preferì l’uso della carne trita o preparata in forma di pasticcio.
Ancora giunsero, la carrubba, il cui albero oggi è ritenuto  patrimonio dell’umanità e tutelata dall’Unesco; il sesamo ancora oggi si distingue nelle decorazioni del pane e nell’uso della pasticceria con la cobaita (barretta di sesamo, miele e mandorle sparse proveniente dalle zone di Ragusa e Siracusa quindi  dal “Val di Noto”.  Miglio, meloni, cipolla scalogno, e persino lo zucchero. Fino ad allora gli europei usavano il miele come dolcificante. La coltura della canna da zucchero,  è documentato che fu da questi diffusa, infatti esiste ancora oggi la contrada “cannetta” che si snoda lungo il fiume Eleuterio, tra Ficarazzi e Misilmeri nella provincia del capoluogo Siciliano, che culmina sulle cime di una collinetta detta “ Pizzo Cannetta”.
L’arrivo degli Arabi produsse una vera e propria rivoluzione delle abitudini alimentari dei Siciliani. La pesca, l’albicocco, il ficodindia, i datteri, ortaggi delicati come gli asparagi, le melanzane, il cotone, il pistacchio, sono ad essi attribuibili. Anche il gelsomino, da cui oltre il delicatissimo profumo si ricorda il delicato gelato “scursunera”. E ancora il sorbetto di agrumi da cui deriva il nome “scharbat” .Un trionfo anche nella pesca, sembra che già allora venisse, sperimentata la complessa tecnica per la pesca del tonno, ancora oggi in uso.
Un pasticcio fu poi  intitolato all’emiro di Catania Mohamed Ibn Timnah. Si potrebbe proseguire, con infiniti aneddoti e minuziosi racconti, ma se volessimo giunti fin qui delineare alcuni caratteri comuni della cucina arabo-siciliana noteremmo che è assente l’uso di antipasti, si prediligono piatti unici che costituiscono l’intero pasto e il caleidoscopico sviluppo della pasticceria. La mandorla, il pistacchio, il miele e la ricotta, seguiti dalla cannella e dalla zuccata sono gli elementi essenziali che caratterizzano la tradizione dei dolci a cui si possono ascrivere 200 varietà.
Dalla cassata regina dei banchetti al cannolo suo fedele compagno, ai dolci di riso nelle sue varianti di “riso ammanticatu” in compagnia di “crespelle si risu” e  “sfinge di risu” .  Ma non posso non stuzzicare ancora il desiderio gastronomico caratterizzato dal contrasto tra piccante e dolce, centrale nella cucina siculo-araba. 
La “Pasta chi sardi”  la cui paternità è attribuita al cuoco del generale arabo Eufemio  che sbarcando in Sicilia alla conquista dell’isola si trovo’ a dovere sfamare le sue truppe in condizioni disaggiate. Il cuoco aguzzo’  l’ingegno  unendo  quello che la natura intorno offriva, pesce e finocchietti , pinoli, pasolina e zafferano lo completarono. Altra leggenda racconta:  Zucca in agrodolce “ Ficatu ‘ri setti cannoli”  nel cuore della vucciria è sita la celebre fontana del  “Garaffello” che posside sette bocche. Era solito fermarsi un venditore ambulante di zucca già cotta, cibo da strada comune nella tradizione araba la vendita di cibi già pronti in strada, con il suo slogan il venditore proponeva la sua merce  impreziosendola metaforicamente con un poi probabile uso di tocchetti di fegato di vitello.

Testo a cura di  Sabrina Gianforte. PREFETTO AIGS Sicilia Occidentale. Esperta in comunicazione d'impresa e marketing, ideatrice di stili e momenti di consumo. Curatrice di mostre e rassegne culturali. Da 10 anni cura la selezione di specilità enogastronomiche con la propria boutique del gusto Confezionando. Scrive per varie testate come free lance.

PAROLE ARABE IN CUCINA

In questa video divertissimo e molto interessante di una bravissima insegnante ..Trovate alcune parole in Arabo su cose che si trovano in cucina:





lunedì 13 maggio 2013

KUNAFA

 

DOLCE ARABO : KUNAFA:




knāfeh, kunāfah, o kunfeh (arabo: كنافة‎) è un tipo di spaghetto molto fine usato per preparare dolci e pasticcini.
È stato inventato dagli Ottomani. I fili sono intrecciati tra di loro in modo irregolare e vengono bagnati con sciroppo di zucchero.
Si può trovare dai Balcani al Levante in diverse cucine: turca, greca, albanese e levantina

Ingredienti

  • pasta phillo
  • burro
  • 4 cucchiaio/i di farina
  • 320 g di zucchero
  • 450 g di latte
  • 100 g di panna
  • frutta secca
  • 40 g di acqua
  • 1 cucchiaio/i di succo di limone
  • 2 cucchiaio/i di acqua di rose

Preparazione ricetta

Cominciare con il ripieno mettendo in un pentolino zucchero, farina e 100g di latte.
Girare per amalgamare perfettamente e sciogliere tutti i grumi.
Mettere il composto sul fuoco basso, e cominciare ad aggiungere,a poco a poco,il resto del latte scaldato a parte.
Il composto diventerà molto denso dopo circa 20 minuti
Lasciare da parte ad intiepidire.

Preparare lo sciroppo: mettere acqua ,zucchero e limone sul fuoco medio e ,mescolando,far sciogliere lo zucchero. Appena bolle calcolare 5 minuti, poi spegnere, togliere dal fuoco ed unire immediatamente l'acqua di rose.
Far freddare completamente.

Riprendere il composto del ripieno ormai intiepidito e unire la frutta secca scelta tritata grossolanamente e la panna. Mescolare bene.

Mettere la pasta phillo sul fondo della tortiera e versare un po’ di burro in modo da ammorbidire la pasta.

Far raffreddare il tutto prima di servire a fette.
Tempo di preparazione: 1 ora

Tempo di cottura: 30 minuti

Consiglio in più

Per rendere più invitante e piacevole allo sguardo la torta kunafa potete servirla cosparsa di mandorle intere e di pezzi grossolani di pistacchi.

Ohhh, che dire buon appetito

lunedì 6 maggio 2013

ZAFFERANO


Lo zafferano: l’oro delle spezie:



La parola zafferano deriva dalla parola latina safranum, che a sua volta deriva dall'arabo zaʻfarān (زعفران) (da aṣfar (أَصْفَر), che significa "giallo").

Lo zafferano vero (Crocus sativus) è una pianta della famiglia delle Iridaceae, coltivata in Asia minore e in molti paesi del bacino del Mediterraneo.

 la spezia denominata "zafferano", utilizzata in cucina e in alcuni preparati medicinali.

Viene soprannominato "oro rosso" per via del suo colore, che va dall‘arancione al giallo.

Forse il soprannome deriva anche dal fatto che per molto tempo è stata tra le spezie la più costosa: servono infatti da 150.000 a 200.000 esemplari di crocus sativus, il fiore da cui si ricava lo zafferano, per ottenerne un solo chilogrammo!
Lo zafferano, attualmente, viene utilizzato solamente dall'industria alimentare ed in gastronomia come spezia o come colorante, anche se è ricco di carotenoidi che riducono i danni cellulari provocati dai radicali liberi.. Uno dei suoi utilizzi più tipici nella cucina italiana è nel risotto alla milanese o "risotto giallo", così noto appunto per la colorazione che lo zafferano dà alla ricetta.

In cucina lo zafferano è stato utilizzato, sin dall'antichità, per speziare i cibi. Le sue proprietà, come condimento gastronomico, sono il felice risultato della presenza di tre principi attivi. Questi, combinati sapientemente dalla natura dentro la droga, rendono lo zafferano capace di esaltare qualunque pietanza e soddisfare i palati più esigenti. Essi sono:
  • la crocina, che ha potere colorante
  • la picrocrocina, che ha potere amaricante
  • il safranale, che ha potere aromatizzante.
In numerose ricette lo zafferano è ingrediente essenziale ed indispensabile, ma riesce a dare un tocco in più ovunque, anche nei piatti più semplici.

utilizzare lo zafferano in cucina :

A secondo del piatto cucinato e delle preferenza di chi cucina, lo zafferano in stimmi si può:

1. Utilizzare cosi com'è, semplicemente aggiungendolo salse e zuppe.

2. Polverizzare poco prima dell'uso, in modo che non perda fragranza, ed aggiungerlo alle pietanza direttamente in polvere oppure, dopo aver sciolto la polvere in un po' di acqua caldao di bordo, utilizzare l'acqua od il brodo per cucinare le pietanze da aromatizzare.

Come riconoscere un buon zafferano?

Dal suo colore, per accertarsi della sua qualità è opportuno verificare il colore che deve essere  rosso intenso e non deve presentare puntini bianchi.

domenica 5 maggio 2013

LE POLPETTE ALLA MAROCCHINA

come preparare le polpette alla marocchina???




Questa è la ricetta più usata in famiglia per preparare le polpette, di stile decisamente mediterraneo, pertanto ricca di spezie e sapori che cambiano in base agli ingredienti utilizzati. La cannella per esempio è molto usata in Marocco.
Ecco la ricetta:

Ingredienti per 4 persone:


- 600 gr di carne macinata di manzo magra
- 3 cipolle
- 2 pomodori freschi
- una scatola di pomodori pelati
- 1 tubetto di concentrato di pomodoro
- 3 spicchi di aglio
- un po’ di prezzemolo e/o coriandolo
- ½ bicchiere di olio extravergine d’oliva
- ½ cucchiaino di cumino
- ½ paprica dolce
- pepe e sale a piacere 


Preparazione:


Tritare una cipolla e del prezzemolo e/o coriandolo e amalgamarli con la carne come si fa per le polpette, aggiungere un po’ di cumino, sale, pepe e paprica dolce.

Tagliare poi le altre due cipolle e l'aglio a pezzettini e farli soffriggere nell'olio. Aggiungere i pomodori pelati interi e i pomodori freschi tagliati a pezzi, il cumino, il pepe, altro prezzemolo o coriandolo, un po’ di sale e il concentrato di pomodoro. Mescolare bene e mettere un po’ di olio extravergine di oliva. Lasciar cuocere a fuoco lento finché si riduca un po’ la salsa.

Fare delle piccole palline con la carne tritata e aggiungerle alla salsa. Lasciar cuocere ed assaggiare controllandone la cottura. Un’usanza culinaria vede aggiungere delle uova cinque minuti prima di spegnere il fuoco.

Servire come piatto principale accompagnato, per esempio, da riso.

giovedì 2 maggio 2013

ZAATAR


ZAATAR:


Lo zattar chiamato anche zaatar, za'tar, zatar, zatr, zattr, zahtar, zahatar, zaktar o satar (dall'arabo: زعتر , Zaʿtar e dall'armeno զահթար in ebraico זעתר) è una miscela di spezie originaria del medio oriente. Il termine arabo zaʿtar si riferisce ad alcune piante locali della famiglia delle Lamiaceae, tra le quali maggiorana, origano e timo.

Composizione:

La zattar è una mistura di spezie tradizionalmente composta da timo, sesamo e sale. Ma può anche includere origano, cumino, semi di finocchio, santoreggia, maggiorana, sommacco, issopo. Come per molte miscele orientali di spezie ogni famiglia ha la ricetta. Si conserva sott'olio, sotto sale, o fatta essiccare al sole.

Costume:

In Libano si crede che questa miscela di spezie rafforzi il corpo e la mente; perciò i bambini sono incoraggiati a mangiare cibi insaporiti con zattar (un sandwich aromatizzato allo zattar è una colazione tradizionale prima di un qualche esame). La miscela è popolare in Libano, Egitto, Turchia, Marocco, Siria, Israele e Giordania dove viene venduto in piccoli cartocci in cui tuffare il pane. In Libano cresce ovunque e la raccolta viene fatta in primavera In Siria e Libano è molto usato anche con la pizza (mana2ish b zattar) che viene consumato in prevalenza per colazione. I Palestinesi la considerano un loro piatto tipico e la servono con ceci e olive.

Cucina tipica:

È usata per speziare carni e verdure e mescolata con olio di oliva viene spalmata sulla base di una sorta di piccola pizza mediorientale, chiamata manakish. Viene anche aggiunta al labne (uno yogurt che è stato scolato finché non ha raggiunto la consistenza di un formaggio cremoso dal sapore intenso).

BASBOUSA

DOLCE ARABO : BASBOUSA







Basbousa (arabo), revani (turco), ravani o revani (in greco ραβανί o ρεβανί) è una torta dolce semplicissima e profumata, fatte con semolino e ricorperta di un delizioso sciroppo. Una variante molto popolare è fatta con l'aggiunta di farina di cocco.
Si trova in molte cucine dell'area del mediterraneo orientale, anche se con nomi diversi. Conosciuta come ma'munia in Egitto, il suo nome più diffuso è basbousa.
 La basbousa è una torta di semola semplicissima, dolce e profumata, arricchita da un delizioso sciroppo, che si mangia un po’ in tutto il Medio Oriente.
I tripolini, come chi scrive, ne fanno una variante chiamata safra, che a volte include i datteri; in Libano si aggiunge invece il cocco, che dà alla torta un sapore speciale ed esotico

Ingredienti:
  1. 300 g semolino.
  2. 150 g zucchero.
  3. 150 g yogurt greco.
  4. 2 uova.
  5. 1 bustina di vanilina.
  6. 120 g burro.
  7. un pizzico di sale.
  8. mandorle oppure farina di cocco.
 Sciroppo
  1. 300 g zucchero
  2. un limone grosso
  3. 125 ml acqua.
 Preparazione:

  1. Mescoliamo bene le uova con lo zucchero,un pizzico di sale ,e la vanilina
  2. Aggiungiamo il burro a temperatura ambiente e dopo mettiamo lo yogurt ,e il semolino
  3. Versiamo il composto in una teglia (24cm / 24 cm ) imburata e sopra mettiamo qua e la della mandorle
  4. Mettiamo in forno a 180 C ,al in circa per 25 minuti
  5. Intanto mettiamo in un pentolino lo zucchero ,l’acqua e il limone facciamo sobbollire per circa 5 minuti
  6. Appena sforniamo il dolce ,versiamo sopra lo sciroppo
  7. e buona fredda
  8. Se per caso non avete usato le mandorle prima di servire spolverare con farina di cocco.